Oggi parliamo di un episodio legato al frontman dei Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis. Quella volta che disse…
Rockol è tornato sulla band andando a specificare che “Under the bridge” di fatto andò a cambiare la storia del gruppo.
In origine il brano era in realtà una poesia di Kiedis stesso, il produttore Rick Rubin la trovò sul suo taccuino e lo pregò di condividere il tutto con il resto della band. Rivelò a MusicRadar che fu davvero pazzesco assistere alla nascita del brano stesso.
Nel 2024 Rick Beato specificò come riportato da Rockol.it: “Non avevano mai fatto una canzone del genere prima. Era una poesia che aveva scritto Anthony. Gli chiesi: ‘Cos’è questa?’ e lui rispose: ‘Non è per i Red Hot Chili Peppers’. Gli dissi: ‘È davvero bellissima, perché dici che non è per i Red Hot Chili Peppers?’ E lui: ‘Non è quello che facciamo’”.
E aggiunge: “Per fortuna, Rubin alla fine convinse Kiedis a proporre il testo agli altri Red Hot Chili Peppers: il chitarrista John Frusciante , al bassista Flea e al batterista Chad Smith . La titubanza di Kiedis derivava dal fatto che la band era conosciuta per suonare musica da festa, rumorosa e ritmata. Non riusciva a comprendere come una ballata così piena di sentimento potesse esistere all’interno dell’orbita sonora del gruppo. Disse ancora Rubin a Beato: “Storicamente, erano una band che suonava funk con voci rap. Quello era il sound dei Red Hot Chili Peppers. Dissi: ‘Che ne dici di cantarla agli altri?’, ma lui era timido. La cantò per John, che inventò la parte di chitarra. John e Anthony la cantarono a Flea e Chad, che dissero di averla adorata, e divenne una canzone dei Red Hot Chili Peppers.”
La canzone di fatto cambiò per sempre la storia dei Red Hot Chili Peppers facendo risaltare una canzone che di fatto diventò storica e in grado di andare a riempire di emozione il pubblico.
La canzone parla di eroina e di situazioni molto difficili da accettare che hanno visto protagonista anche lo straordinario artista.
In Scar Tissue, autobiografia di Kiedis del 2004 leggiamo: “avevo questa bellissima ragazza angelica (Ione Skye, la figlia di Donovan, ndr) disposta a darmi tutto il suo amore, e invece di abbracciarla, ero in centro con dei fottuti gangster a spararmi speedball sotto un ponte”.
Cosa c’è di più drammatico di questo? Una canzone diventata storia.
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